domenica 1 novembre 2009

Moto perpetuo.


Non stiamo fermi mai. Il corpo, anche quando dorme, è in continuo movimento. il sistema nervoso autonomo continua a muovere gli organi interni. respiriamo, digeriamo, deglutiamo, purifichiamo,sogniamo, tutto al di fuori del nostro controllo. anche durante la giornata siamo in continuo movimento, anche quando stiamo seduti in ufficio. ma possiamo controllare alcune cose: trovo interessante, per esempio, controllare la postura del corpo rispetto allo stato emotivo in cui ci si trova. sicuramente si sta in una posizione diversa quando si è tristi o quando si è contenti o arrabbiati o impauriti. è interessante vedere le conseguenze che ha sull'emotività, il semplice cambiare atteggiamento corporeo. se sono triste, generalmente quello che avviene è abbassare la spalle, incurvarle, farle ciondolare verso il basso come in uno stato di rassegnazione. se si è arrabbiati arriva uno stato di tensione diffusa.durezza, chiusura. quando si è contenti, subentra il rilassamneto, maggiore apertura (spalle, sterno, occhi) nei confronti del mondo, mobilità fluida e spontanea. e così via, si potrebbero fare infinite catalogazioni di posture correlate alle emozioni, e infinite possibilità di atteggiamenti corporei in uno stesso atteggiamento. insomma siamo in continuo movimento. adesso per esempio mi sono resa conto di avere la testa completamente in avanti rispetto al collo per potermi avvicinare di più allo schermo. rimettendo la testa a posto, ho subito notato come le parole fluissero più velocemente, forse perchè prendere le distanze dalle cose (testa che si allontabna dallo schermo) ce le fa vedere sempre più chiare... l'altra volta a una festa mi hanno chiamata moto perpetuo. perchè ballavo continuamente, anche quando uscivamo fuori a fumare una sigaretta, il suono della musica non mi lasciava star ferma. mi piace muovermi. mi piace sentire che il mio corpo si muove e pensa indipendentemente (da chi? da me? ma io sono il mio corpo, il mio corpo è me...). mi piace sentire la forza del centro quando cammino (il bacino che avanza, le gambe che si muovono già a partire del plesso solare), mi piace sentire i piedi che masticano la strada o che salgono e scndono leggeri le scale mobili, mi piace sentire il pavimento pelvico quando vado in bici*, che differenza provoca sulla schiena l'aprire o chiudere i gomiti, o tenerli stesi o piegati. mi piace sentire il moto incessante dei muscoli del corpo, di come nessuno si muove senza coinvolgere tutti gli altri. mi piace questa condivisione , questo mutuo rispetto tra le parti del corpo, mi piace essere accondiscendente verso il mio corpo, fidarmi di lui, dirgli sì. se quando fai un passo pensi allo spazio sotto le dita dei piedi e alla spinta dell'alluce verso il basso e verso l'interno e al secondo dito dritto come una freccia in avanti e le altre dita aperte a ventaglio verso lìesterno... modificherai il concetto stesso di camminare. io mi sento svettare verso l'alto sentendo la spinta verso il basso. cielo-terra-testa -bacino- cervello e viscere. e così avanzi senza sforzo.
sui mezzi mi diverto a mantenere l'equilibrio senza tenermi. sempre a partire dal centro, appoggio sui piedi(pianta, tallone, dita dei piedi) controllo della mobilità incrociata delle spalle rispetto al bacino (da notare anche quando si cammina o si corre).
o da seduti (occhio su che sedia siete seduti e dove poggia il vostro pavimento pelvico.



*Il pavimento pelvico è quella parte del corpo che va dalla fine della sinfisa pubica (clitoride pere le donne e pene per gli uomini) fino all'orifizio dell'ano. in particolatre un piccolo muscolo chiamato perineo (situato tra vagina/scroto e ano) la cui contrazione determina una buona solidità di tutto il baricentro. è quella zona del corpo in cui gli orientali pongono il primo chakra. è la zona della riproduzione, del piacere sessuale, degli istinti primari. non a caso è una zona che si tirne quasi sempre chiusa e in posizione di difesa.

martedì 21 luglio 2009

Liberare il corpo

Il corpo è imprigionato. Dall'età di 7/8 anni il corpo comincia a perdere la sua naturalezza per bloccarsi in una serie di forzature imposte dalle nostre paure.
Le donne e i pochi uomini dei miei corsi di ginnastica hanno un'età compresa tra i 50 e gli 84 anni. alcuni di quei corpi, abbandonati, non più ascoltati, arrivano rassegnati attraverso una prescrizione del medico curante. Ma quei corpi, nonostante la rassegnazione, pian piano si rendono conto di essere incatenati e pian piano si rendono conto che non si fa fatica a liberarsi, mentre se ne fa molto a restare incatenati. In generale le persone anziane hanno meno resistenze ad abbandonare le catene dei giovani. Intendo dire che ho l'impressione che la persona giovane (per giovane intendo 20/45) riconosce il blocco ma non gli da ancora così fastidio da volere affrontare un possibile "lavoro" per disfarsene. La persona di mezz'età invece ha già o comincia a provare un dolore preoccupante e allora si comincia a interrogare - se va bene. E inizia a muovere il corpo facendo dei movimenti diferenti dai meccanici movimneti quotidiani che gli fanno scoprire le innumerevoli possibilità di articolazione tra i vari movimenti del corpo. un alfabeto! un discorso! pensiero corporale. Ovvimente più si va avanti con l'età più tempo ci vorrà per sciogliere i blocchi. ma quando si scopre che lavorare sull'eliminazione dei blocchi è molto più divertente e facile e nutriente che sforzarsi per il mantenimento statico di quei blocchi, non sarà certo il tempo a preoccuparci. dritti verso il piacere fisico. carnale. venale. di pancia. di gola. di testa. di petto. pelvico.

venerdì 8 maggio 2009

abbracciare la vita

mi chiedo spesso perchè non balliamo invece di camminare o di stare fermi ad aspettare. non so mentre si cucina, si lavano i piatti, o si spetta il tram: stare fermi in posizioni fisse e meccaniche è più faticoso che muovere il culo. siamo ormai quasi tutti assuefatti ad avere sempre un suono di fondo: che sia la televisione, il bip dei tasti del telefono o la musica elettronica della playstation. quindi, il mio suggerimento è mettere della musica che ci piace e ballare. quando si è fuori si può usare un lettorino mp3, o, ancora meglio danzare con i suoni dell'ambiente esterno, ma lì già andiamo sul raffinato...
ballare, muiovere il corpo liberamente è considerato un tabù, è una cosa che non si fa, non sta bene, bisogna essere in uno stato di euforia per lasciare andare il corpo. se posso azzardare una possibile ipotesi, penso che, non avendo piena consapevolezza del nostro corpo, pensiamo che una volta messo in moto, ne possiamo perdere il controllo, e che quello comincerà ad andare da solo, e chissà di quali cose efferate e terribili è capace di fare tuitta questa carne corrutibile. no, non si può dar fiducia a ciò che si corromperà. e allora a volte finisce che blocchiamo la nostra corruttibilità in una fissità e in una rigidezza che la rendono già simile alla morte. e invece quella carne non è solo carne.non è solo quello che vediamo quando sezioniamo un cadavere. quella materia ha una cosa che non capiamo ancora cos'è (e forse, per fortuna, non lo capiremo mai) e che è la vita.


abbracciare la vita è un movimento che faccio quasi sempre all'inizio di una lezione: a piedi separati della stessa ampiezza del bacino, ginochhia leggermente flesse, si mfanno dondolare le braccia-e quindi le spalle- di lato, piegando i gomiti e .. abbracciando la vita, nel senso di punto vita. buona metafora no?

venerdì 20 marzo 2009

Mens sana in corpore sano: corpo armonico.

corpo armonico.


che cosa è che fa amare di più un concerto dal vivo piuttosto che lo stesso concerto perfettamente registrato? eppure oggi esistono apparecchi che riproducono il suono im modo eccellente. e allora perchè? perchè preferire uno stadio, un locale, un auditorium al proprio divano?

perchè a casa non vediamo il corpo. sentiamo la musica ma non vediamo il corpo che , tramite un'estensione, riesce a fare vibrare tutto lo spazio intorno a sè, e quindi anche il nostro.

il corpo musicale.
Io non suono strumenti, però so cantare e - se può contare - per un periodo ho fatto la dj. E quindi so - o almeno immagino - cosa voglia dire produrre un suono col corpo, sentirlo provenire dal corpo , agire su un oggetto esterno e sentire il suono che si propaga nello spazio e nel tempo.

quello che incanta della musica dal vivo è vedere i corpi che emettono suoni. si, il corpo, non lo strumento. perchè quello strumento suona perchè una persona-e quindi un corpo- lo sta stimolando. e lo strumento risponde allo stimolo con una determinata risposta. più stimoli si hanno da mandare allo strumento, più varietà di risposte avrà.

Ci affascina il/la musicista che coinvolge sinceramente il suo corpo : le sue braccia, il suo bacino, la sua colonna vertebrale, la sua pancia, la sua testa, il suo sterno, dunque il suo cuore, i suoi piedi. dall'infinita combinazione dei movimenti del corpo verranno fuori le emozioni, i sentimenti, che l'artista desidera tirare fuori in quel momento.

tutto questo vale anche per la vita. Nella vita il nostro strumento musicale e lo spazio che ci circonda ed è il nostro corpo che agisce in quello spazio. e in quel tempo. Un corpo che può emettere suoni stonati e suoni intonati. Un corpo che può comporre armonie. Contrappunti. che al momento giusto può sparare una dissonanza. Un corpo che può fare assoli e stare nell'orchestra. Che può dirigere e suonare il triangolo. Che può scegliere il ritmo e seguire quello altrui.

martedì 20 gennaio 2009

Eleganza e pre-giudizio

Vi sentite eleganti? o vi sentite goffi? vi sentite adeguati alle situazioni che vivete? o vi sembra che ci sia sempre qualcuno pronto a osservarvi, a giudicarvi?
Il vostro corpo non è così per caso. l'aspetto purameente esteriore si, ve l'hanno appioppato i geni, intendo dire se siete alti, bassi, col naso a patata, biondi o mori. ma tutto il resto, e cioè il modo che avete di vivere e usare il vostro corpo, ecco, quello non è un caso. A meno che non siate nati con delle deformazioni genetiche, il modo di stare nella realtà, i vostri atteggiamenti, le vostre espressioni facciali, le vostre ginocchia, le vostre scapole, il modo di muovere le dita delle mani lo decidete voi e solo voi. Quindi l'eleganza non è genetica. é una cosa che si apprende, come anche l'essere goffi.
Essere eleganti, però non sempre coincide con il sentirsi eleganti. Come l'essere goffi non sempre coincide con il sentirsi goffi. Magari ci si sente goffi ma in realtà tutti gli altri dichiarano che voi siete una persona elegante. E chi ha ragione? voi o gli altri? gli altri vi vedono dall'esterno, per cui forse il loro giudizio è più obiettivo del vostro. quindi , se sono persone che stimate sincere, il problema è il vostro giudizio su voi stessi.
è un pre-giudizio. è un giudizio espresso prima di osservare con obiettività le cose.
Quanti pregiudizi avete su voi stessi?
e quanti coincidono colla realtà?
per esempio se so di essere pigra, o di essere timida, o di non avere capacità creative, quante di queste cose sono vere o sono scuse per non affrontare altre cose?

Lavoro con persone di tutte le età e quest'anno, nel corso di aerobica, mi sono imbattuta in un gruppo di 5 ragazze sui 25 anni. Una in particolare mi ha stupito perchè pensa che la sua schiena, un po' rigida, sia costretta a rimanere rigida per sempre. ecco questo è un pregiudizio. non corrisponde alla realtà. se sono pigra, posso diventare meno pigra, se sono timida, lavorando sulla cosa posso diventare più estroversa; allo stesso modo se ho la schiena rigida o il bacino bloccato, posso fare in modo di osservare i miei atteggiamenti posturali e di lavorarci su per renderli più sani, più equilibrati, più eleganti.
Non esiste limite alla capacità del pregiudizio.
Quali sono i vostri?

martedì 13 gennaio 2009

il problema del nome.

Insegno ginnastica dolce da quasi 6 anni.
piano piano sono andata sviluppando un metodo che sembra appartenere solo a me. come un figlio, è nato , sta crescendo, continua a svilupparsi giorno dopo giorno, imparando da me e io imparando da lui. è in continua mutazione anche se ha comunque dei tratti fissi, diciamo una sua personalità. Molte delle persone con cui lavoro, soprattutto nell'ultimo anno, mi hanno chiesto come si chiama : "Che tipo di ginnastica è questa?" "Come si chiama questa ginnastica?" "Da dove hai preso questo metodo, e come si chiama?"
Come si chiama? Io non lo so. Il fatto è che mi sono resa conto di avere un mio metodo proprio nel momento in cui me ne hanno chiesto il nome. E lì è sorta una specie di crisi di identità. E io cosa sono? Sono un'insegnante di ginnastica, è vero. Ma la mia è ginnastica propriamente detta?
Vediamo un po'; leggo sul vocabolario: ginnastica: attività fisica che tende a migliorare le funzioni dell'organismo. Si, mi rendo conto...è un po' generico ma vediamo di partire dalla parola insegnante. Insegnante è colui o colei che insegna. Per insegnare deve sapere. Per sapere deve a sua volta imparare. Quindi l'insegnante è a sua volta un allievo. E che cos'è un allievo?secondo l'opinione comune un allievo è un discepolo, una persona che impara, che viene educata a seguire un'arte o una disciplina. Secondo Moshe Feldenkrais l'allievo è colui che impara ad imparare, di conseguenza il maestro o l'insegnante, è colui che insegna come imparare. Come non cosa.
Ancora: secondo Krishamurti, un maestro indiano, compito dell'insegnante è guidare l'allievo in una ricerca continua; nel porsi domande e mettere continuamente in dubbio il concetto di verità.
Mettere in discussione tutto, dunque, anche l'insegnante che, a sua volta, premierà la curiosità dell'allievo mostrandogli come sia corretto seguire la propria strada che è individuale e non collettiva.
Tornando al mio metodo. Faccio muovere la gente. La faccio muovere cercando di far capire che si sta muovendo; come si sta muovendo; perchè si sta muovendo; che relazione hanno le varie parti del corpo tra di loro; che relazione ha il corpo rispetto allo spazio circostante; che tipo di abitudini si vogliono tenere e quali si vogliono e possono abbandonare; cosa succede quando ci si muove: come ci si sente fisicamente(e quindi emotivamente, psicologicamente) prima durante e dopo il movimento, e anche nei giorni che seguono o precedono la lezione di ginnastica; che il corpo è fatto di parti differenti, ma che nessuna si muove indifferentemente rispetto a un'altra.
Insegno ginnastica. E anche se a molti questa parola rimanda a un'idea meccanica di movimento, la ginnastica è differente: è un'arte che serve a rendere il corpo forte, sano, mobile, un corpo che sa che può muoversi, che può avanzare, che può fermarsi, riposare e ripartire. Un corpo che sa divertirsi, che sa giocare, un corpo che sa e che desidera imparare.
E allora vi chiedo cari lettori, di aiutarmi nella scelta del nome per questa creatura mia, nata da poco, e con una sua identità.
Lezioni di movimento consapevole?
Corso di ginnastica consapevole?
Laboratorio di corporalità?

Guida al movimento consapevole?

Vedremo