martedì 20 gennaio 2009

Eleganza e pre-giudizio

Vi sentite eleganti? o vi sentite goffi? vi sentite adeguati alle situazioni che vivete? o vi sembra che ci sia sempre qualcuno pronto a osservarvi, a giudicarvi?
Il vostro corpo non è così per caso. l'aspetto purameente esteriore si, ve l'hanno appioppato i geni, intendo dire se siete alti, bassi, col naso a patata, biondi o mori. ma tutto il resto, e cioè il modo che avete di vivere e usare il vostro corpo, ecco, quello non è un caso. A meno che non siate nati con delle deformazioni genetiche, il modo di stare nella realtà, i vostri atteggiamenti, le vostre espressioni facciali, le vostre ginocchia, le vostre scapole, il modo di muovere le dita delle mani lo decidete voi e solo voi. Quindi l'eleganza non è genetica. é una cosa che si apprende, come anche l'essere goffi.
Essere eleganti, però non sempre coincide con il sentirsi eleganti. Come l'essere goffi non sempre coincide con il sentirsi goffi. Magari ci si sente goffi ma in realtà tutti gli altri dichiarano che voi siete una persona elegante. E chi ha ragione? voi o gli altri? gli altri vi vedono dall'esterno, per cui forse il loro giudizio è più obiettivo del vostro. quindi , se sono persone che stimate sincere, il problema è il vostro giudizio su voi stessi.
è un pre-giudizio. è un giudizio espresso prima di osservare con obiettività le cose.
Quanti pregiudizi avete su voi stessi?
e quanti coincidono colla realtà?
per esempio se so di essere pigra, o di essere timida, o di non avere capacità creative, quante di queste cose sono vere o sono scuse per non affrontare altre cose?

Lavoro con persone di tutte le età e quest'anno, nel corso di aerobica, mi sono imbattuta in un gruppo di 5 ragazze sui 25 anni. Una in particolare mi ha stupito perchè pensa che la sua schiena, un po' rigida, sia costretta a rimanere rigida per sempre. ecco questo è un pregiudizio. non corrisponde alla realtà. se sono pigra, posso diventare meno pigra, se sono timida, lavorando sulla cosa posso diventare più estroversa; allo stesso modo se ho la schiena rigida o il bacino bloccato, posso fare in modo di osservare i miei atteggiamenti posturali e di lavorarci su per renderli più sani, più equilibrati, più eleganti.
Non esiste limite alla capacità del pregiudizio.
Quali sono i vostri?

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi sembra che hai un interesse speciale per le relazioni tra oggetività e soggetività.
Infatti le due questioni che metti in gioco in questo testo stanno legate a questo paio.
1- Goffo e elegante non dipendonno dai geni (condizioni oggetive) ma dalla esperienza (condizioni soggetive).
2- Goffo e elegante non coincidono con la propiocezione perche troppo soggetiva, é meglio affidarsi a un gudizio esterno perche piu oggetivo.
Dove finisce la scelta e comincia il reale? Dove finisce la propiocezone e comincia la percezione?
Queste due sono domande tue riformulate da me. E doppo rispondi: La secelta finisce e il reale comincia dove finisconno i attegiamenti e comincia il corpo vero e proprio. La propiocezione finisce e la percezione comincia quando l'occhio del soggetto che guarda non corrisponde alla testa del soggetto che attua.
Io credo che tutte due queste risposte hanno qualcosa di idealista. Credo che le terre del oggeto e quelle del soggeto non hanno questo confine chiaro che tu gli attribusci.
Fino a dove si possonno cambiare i propri attegiamenti? Fino a dove il giudizio altrui e piu "giusto" che quello proprio? Che vuoi dire que un giudizio del genere sia piu giusto che un altro? E ancora una questione clinica: Sarebbe clinicamente "giusto" che i propri giudizi si adeguenno a quelli altrui?
Credo che queste domande solo possono rispondersi di fronte alla spereinza (clinica): Sono alcune delle domande che un clinico dovreve rivolgerli al paziente o al'allievo, ogni volta che porta avanti una terapia. Ogni uno di loro riuscira a dare una risposta sua.
Va bene. Un bacione! Grazie per scriverci!

Anonimo ha detto...

GRANDE RITA ! SEI SEMPRE + SAGGIA
marko

Anonimo ha detto...

Coraggio Rita resisti agli attacchi...l'importante è credere nelle proprie teorie perchè gli altri possano crederti...
Claudio V.

Rita Messina ha detto...

caro claudio,
gli attacchi, come li chiami tu, mi piacciono. sono molto utili per mettere in discussione alcune certezze che, delle volte, si reggono su pregiudizi e cattive abitudini.continuo a credere nelle mie teorie ma resto aperta agli "attacchi" (si chiamano critiche) altrui per poter capire meglio me stessa e gli altri. comunque grazie per il tuo appoggio.