martedì 13 gennaio 2009

il problema del nome.

Insegno ginnastica dolce da quasi 6 anni.
piano piano sono andata sviluppando un metodo che sembra appartenere solo a me. come un figlio, è nato , sta crescendo, continua a svilupparsi giorno dopo giorno, imparando da me e io imparando da lui. è in continua mutazione anche se ha comunque dei tratti fissi, diciamo una sua personalità. Molte delle persone con cui lavoro, soprattutto nell'ultimo anno, mi hanno chiesto come si chiama : "Che tipo di ginnastica è questa?" "Come si chiama questa ginnastica?" "Da dove hai preso questo metodo, e come si chiama?"
Come si chiama? Io non lo so. Il fatto è che mi sono resa conto di avere un mio metodo proprio nel momento in cui me ne hanno chiesto il nome. E lì è sorta una specie di crisi di identità. E io cosa sono? Sono un'insegnante di ginnastica, è vero. Ma la mia è ginnastica propriamente detta?
Vediamo un po'; leggo sul vocabolario: ginnastica: attività fisica che tende a migliorare le funzioni dell'organismo. Si, mi rendo conto...è un po' generico ma vediamo di partire dalla parola insegnante. Insegnante è colui o colei che insegna. Per insegnare deve sapere. Per sapere deve a sua volta imparare. Quindi l'insegnante è a sua volta un allievo. E che cos'è un allievo?secondo l'opinione comune un allievo è un discepolo, una persona che impara, che viene educata a seguire un'arte o una disciplina. Secondo Moshe Feldenkrais l'allievo è colui che impara ad imparare, di conseguenza il maestro o l'insegnante, è colui che insegna come imparare. Come non cosa.
Ancora: secondo Krishamurti, un maestro indiano, compito dell'insegnante è guidare l'allievo in una ricerca continua; nel porsi domande e mettere continuamente in dubbio il concetto di verità.
Mettere in discussione tutto, dunque, anche l'insegnante che, a sua volta, premierà la curiosità dell'allievo mostrandogli come sia corretto seguire la propria strada che è individuale e non collettiva.
Tornando al mio metodo. Faccio muovere la gente. La faccio muovere cercando di far capire che si sta muovendo; come si sta muovendo; perchè si sta muovendo; che relazione hanno le varie parti del corpo tra di loro; che relazione ha il corpo rispetto allo spazio circostante; che tipo di abitudini si vogliono tenere e quali si vogliono e possono abbandonare; cosa succede quando ci si muove: come ci si sente fisicamente(e quindi emotivamente, psicologicamente) prima durante e dopo il movimento, e anche nei giorni che seguono o precedono la lezione di ginnastica; che il corpo è fatto di parti differenti, ma che nessuna si muove indifferentemente rispetto a un'altra.
Insegno ginnastica. E anche se a molti questa parola rimanda a un'idea meccanica di movimento, la ginnastica è differente: è un'arte che serve a rendere il corpo forte, sano, mobile, un corpo che sa che può muoversi, che può avanzare, che può fermarsi, riposare e ripartire. Un corpo che sa divertirsi, che sa giocare, un corpo che sa e che desidera imparare.
E allora vi chiedo cari lettori, di aiutarmi nella scelta del nome per questa creatura mia, nata da poco, e con una sua identità.
Lezioni di movimento consapevole?
Corso di ginnastica consapevole?
Laboratorio di corporalità?

Guida al movimento consapevole?

Vedremo

2 commenti:

Anonimo ha detto...

- Riconoscere il propio metodo come una creazione presa dalla propria sperienza, mettere in gioco delle domande sul ruolo del'insegnante e quello del'allievo, amettere il propio metodo come una creazione piu che come una scoperta della veritá. Questo attegiamento verso il tuo mestiere mi sembra importante. Credo che devi preocuparti per trassmetersilo a tuoi allievi (sicuramente gia lo fai).

- Commento guidato dalla espereinza da quelle volte che sei riuscita a farmi muovere: Ho avuto la sensazione di scoprire il mio corpo, di entrare in contatto con lui in dettaglio, di mettere la mia coscienza a pensare in piccoli spostamenti, di fare attenzione a miei propri atteggiamenti aquisiti che non ho scelto. "Fare attenzione" é una buona maniera di describere quello che ho sperimentato. Fare attenzione per scoprire che sul corpo si puo scegliere molto di piu che quello che io stesso credeva prima di muovermi guidato dal tuo sguardo. Anche "mettersi in contatto" mi pare una bella maniera di nominare la mia seprienza del tuo metodo.

- Magari questa descrizione delle mie sensazioni in relazione al tuo metodo ti aiuti a pensare ancora su quel nome.

- Che importanza ha il nome? Credo che questa é una questione che ti tocca adesso. I nomi fissano la corrente continua della sperienza. Dare nomi permette organizzare e ritagliare un modo di fare proprio.

- Credo che i nomi verrano soli, adesso piu che in altri momenti, adesso che cominci a avere bisogno di metterti in gioco senza un nome datto di una instituzione.

Anonimo ha detto...

contatto e attenzione.
benissimo.
ispiratore.